Quando la Fiat, alla metà degli anni 70, decise di interrompere l’avventura nel Campionato Mondiale Rally della Fiat Abarth 124 Rally, ma soprattutto della Lancia Stratos, per sostituirle con la 131 furono in molti tra gli appassionati e gli addetti ai lavori a criticare questa scelta.
La Fiat 131 venne lanciata nel 1974 con l’intento di garantire affidabilità, sicurezza, contenimento dei consumi e riduzione dell’inquinamento, tutte qualità che erano destinate a far colpo sulle famiglie italiane dell’epoca, ma che non facevano pensare di certo alle corse automobilistiche, tenendo conto anche che i propulsori (poco potenti), il cambio (a 4 rapporti) e i freni (a disco solo davanti) erano inadeguati per un uso diverso da quello normale. In compenso, la Fiat 131 garantiva spazio, comfort, luminosità, climatizzazione, protezione dalla corrosione al livello di auto di categoria e prezzo superiori. L’idea dei vertici Fiat si rivelò, malgrado queste premesse, assolutamente vincente perché la 131, preparata dall’Abarth, conquistò tre titoli di Campione del Mondo Rally nel 1977, 1978 e 1980: un successo reso possibile dall’assenza, all’epoca, delle auto a trazione integrale, ma anche dalla proverbiale affidabilità e da un’insospettata versatilità della vettura.
Il programma per portare la 131 nei rally partì nel 1975 in modo repentino, di fatto scartando due paralleli progetti su cui l’Abarth stava lavorando: quello della Fiat Abarth X1/9 con motore Fiat Abarth 124 Rally e quello della SE 030 (ispirata al prototipo X1/20 da cui sarebbe nata la Lancia Beta Montecarlo) con motore centrale V6 derivato dalla Fiat 130 e portato da 3200 a 3500 cc.
A spianare la strada della Fiat Abarth 131 Rally, prima ancora che i primi esemplari iniziassero a correre, fu un’altra 131, realizzata dall’Abarth e da Bertone usando una scocca 131 modificata, il motore V6 della 030 e un cambio De Tomaso Pantera: si chiamava 031 e, nell’ottobre del 1975, vinse il Giro Automobilistico d’Italia sbaragliando una concorrenza agguerrita.
Questo successo mise a tacere le riserve e le critiche e diede uno slancio decisivo alla realizzazione del sogno della Fiat che, dopo i successi ottenuti con la Lancia Stratos, desiderava vincere il Campionato Mondiale Rally con una propria vettura.
Il programma 131 prevedeva un impegno congiunto del reparto corse Abarth e della carrozzeria Bertone per rendere la scocca, già robusta, più adatta a sopportare le notevoli sollecitazioni dei rally, per alleggerire la carrozzeria con l’uso di parti in vetroresina e alluminio e per garantire una giusta armonia dei parafanghi allargati e delle appendici aerodinamiche con la linea del modello di serie. Il risultato fu un’auto dall’aspetto molto grintoso, coerente sia con l’uso agonistico che con l’immagine della 131 di base.
Per le prove e le prime gare il motore rimase quello a 16 valvole della Fiat Abarth 124 Rally: in questa configurazione la Fiat Abarth 131 Rally “preserie” fece il suo debutto nell’ottobre del 1975 al Rally di Saluzzo. Nel frattempo, incominciò la produzione dei 400 esemplari necessari per l’omologazione nel Gruppo 4, quello delle Gran Turismo Speciali; per la Fiat 400 vetture erano poche, per l’Abarth erano troppe: così si decise di demandare la produzione alla Bertone.
La versione da corsa definitiva fece il suo debutto in veste statica nel gennaio del 1976 a Montecarlo, mentre il modello stradale fu annunciato per marzo al prezzo di poco più di 9 milioni di lire. Solo cinque i colori disponibili predisposti dalla fabbrica per la versione “normale”: bianco (i primi prototipi), rosso (gran parte degli esemplari prodotti), blu Francia, giallo (raro) e verde (molto raro).
La Fiat Abarth 131 Rally stradale non entusiasmò gli appassionati in quanto il motore, un 4 cilindri in linea di 1995 cc con distribuzione a 16V, non era alimentato a iniezione Kugelfischer come quello della versione da corsa, ma da un carburatore Weber 34 ADF che non esaltava le capacità della testata; e poi, la plancia era quella della 131 di serie e alcuni particolari non erano ritenuti all’altezza, non solo dell’impiego agonistico, ma anche dell’uso stradale. Tutto ciò era conseguenza delle norme FIA che permettevano di produrre un’auto con pezzi provvisori che poi sarebbero stati sostituiti con quelli speciali omologati per le corse. Nella versione stradale, di speciale, c’erano il volante, la testata a 16 valvole, il blocco cilindri 131 AR, la carrozzeria alleggerita e rinforzata, la linea aggressiva e il retrotreno a ruote indipendenti. La trazione, come su ogni Fiat 131, era posteriore. Per correre occorreva spendere una cifra notevolmente superiore a quella d’acquisto della vettura: bisognava cambiare i freni (senza servofreno, con dischi di 300 mm davanti e 252 dietro, invece di 272 mm dappertutto), le ruote (da 10 pollici davanti e da 11 pollici dietro invece che da 7 pollici su tutte le ruote), il cambio (a innesti frontali di serie nella versione da rally), la scatola sterzo (più diretta), il serbatoio (di sicurezza da 60 litri invece che normale da 50 litri), il ponte con otto scelte di rapporti, la batteria (70 A invece di 44 A) e via di questo passo. Per non parlare delle modifiche che intervennero successivamente: dal momento della presentazione al 1977 si intervenne sulle sospensioni (perni sferici per incrementare la precisione di guida, supporti sferici per gli ammortizzatori, ammortizzatori a gas Bilstein), sul motore (per garantirne un maggior campo di utilizzo), sul cambio (con la quinta marcia diretta anziché lunga), sulla scocca (per alleggerirla ulteriormente), si ricorse alla lubrificazione a carter secco e si personalizzò la preparazione della vettura sulla base delle caratteristiche dei singoli rally. Nel corso del 1978 ci furono un ulteriore alleggerimento e il potenziamento del motore che, dai 215 CV della prima versione da corsa, passando per i 225 CV ottenuti con successive modifiche, arrivò ad erogare una potenza di 230 CV, contro i 140 CV della versione stradale.
La Fiat Abarth 131 Rally ottenne l’omologazione nel Gruppo 4 il 1° aprile 1976, ottenendo, nel corso dell’anno, la prima vittoria mondiale al Rally dei 1000 Laghi in Finlandia. Il rodaggio di quella stagione aprì la strada a un superlativo 1977, nel quale la 131 vinse cinque prove mondiali (Portogallo, Nuova Zelanda, Canada, Sanremo e Corsica) e si aggiudicò il Campionato del Mondo. Al risultato contribuirono le indubbie qualità della macchina, un’adeguata strategia, grandi investimenti e una preparazione maniacale dei singoli esemplari. In più, alla squadra ufficiale, erano stati affiancati alcuni piloti sostenuti dalle principali filiali Fiat europee, in modo da avere gli specialisti giusti in ogni rally. I frutti di questo gran lavoro furono raccolti anche nel 1978 con un altro titolo di Campione del Mondo, cinque prove mondiali vinte (Portogallo, Grecia, Finlandia, Canada e Corsica) e la Coppa FIA Piloti per Markku Alen.
Nel 1979 la Fiat ridusse gli stanziamenti per i rally: il programma prevedeva per la squadra corse ufficiale solo tre prove mondiali, quindi non c’erano le condizioni per ripetere i risultati dei due anni precedenti. Fu un anno “sabbatico” in cui comunque arrivò una vittoria in Finlandia, al Rally dei 1000 Laghi e un terzo posto nel Campionato Costruttori. Nel 1980 la Casa torinese tornò ad investire e questo portò, dopo il successo in cinque prove mondiali (Montecarlo, Portogallo, Argentina, Finlandia e Sanremo), il terzo Campionato del Mondo Costruttori e il titolo di Campione del Mondo Piloti per Walter Rohrl, titolo che era stato istituito solo l’anno precedente. Nel 1981, ormai a fine carriera, la Fiat 131 colse un altro successo mondiale al Rally del Portogallo e un sesto posto finale nel Campionato.
Riassumendo: sei partecipazioni al Campionato del Mondo Rally (dal 1976 al 1981), tre titoli di Campione del Mondo (1977, 1978 e 1980), due titoli Piloti (una Coppa FIA Piloti e un titolo di Campione del Mondo Piloti), 18 rally mondiali vinti, numerosi piazzamenti di prestigio.
I piloti che portarono al successo la Fiat Abarth 131 Rally nei rally mondiali furono Markku Alen (sette vittorie: quattro in Finlandia e tre in Portogallo), Walter Rohrl (sei vittorie: Grecia, Canada, Montecarlo, Portogallo, Argentina e Sanremo), Bernard Darniche (due vittorie in Corsica), Fulvio Bacchelli (una vittoria in Nuova Zelanda), Timo Salonen (una vittoria in Canada) e Jean Claude Andruet (una vittoria a Sanremo).
Diverse furono le livree che rivestirono la Fiat Abarth 131 Rally nel Campionato Mondiale. Considerando solo le auto ufficiali, occorre ricordare la livrea giallo-blu OlioFiat del 1976 e 1977, quella bianco-rosso-verde dello sponsor Alitalia del 1978 e 1979 e quella bianco-azzurro-blu Fiat del 1980.
La Fiat Abarth 131 Rally fu protagonista non solo nei rally mondiali, ma anche in quelli di casa nostra, conquistando ben 20 campionati nazionali, vestendo le livree Fiat Ricambi, Jolly Club, River Team, Sivama, Parmalat, Quattro Rombi, Team Jensen, Concessionari Veneti e quella giallo-blu Olio Fiat (con una maggiore presenza del giallo e qualche elemento di bianco).